El último año han ocurrido frecuentes agresiones hacia homosexuales en Italia, pero para la decepción de activistas lesbianas, gays, bisexuales y transgéneros (LGBT), por lo pronto no pareciera que se incremente la posibilidad de que se aprueben leyes anti-homofobia.

En Internet hay muchas discusiones sobre las pobres protecciones legales y sobre lo que se puede hacer, en el ámbito político, para originar un cambio.

En la página web Gay.Tv un reportaje especial [it] enumera los numerosos casos que ocurrieron durante el 2009 (nota: todos los vínculos están en italiano excepto donde se indique lo contrario). Hasta el momento, los altos números indican que estamos lejos de una mejora en 2010.

Una víctima de agresión homofóbica fue seriamente herida en Roma el 26 de mayo. Fue pateado y golpeado repetidamente y casi perdió un ojo. Luego de la agresión, el joven hizo un llamado anónimo al Primer Ministro Silvio Berlusconi en los medios como un recordatorio de que en Italia aun no hay leyes en contra de la homofobia.

La política de centro-izquierda y bloguera, Cristina Alicata, escribe en su blog Non si possono fermare le nuvole (Nadie puede parar las nubes):

Questi attacchi avvengono a ridosso dei luoghi più noti di aggregazione omosessuale, appena fuori, a dimostrazione che non serviranno telecamere, non serviranno gli stuart o i vigilantes invocati spesso da alcuni. (…) Dobbiamo prendere in mano questo problema e dimostrare la nostra capacità di elaborazione politica profonda, la nostra idea di città, la nostra idea di sicurezza, di integrazione, di rispetto delle diversità. Subito.

Obstáculos legales en Italia

Derrotas recientes han ocurrido en el campo legislativo. En octubre del año pasado, el Parlamento rechazó un proyecto de ley contra la homofobia. Este año, el 23 de marzo, el Tribunal Constitucional rechazó una solicitud introducida por ciudadanos y miembros de la sociedad civil para la extensión de los derechos a casarse para las parejas homosexuales.

Tomblog, «el primer blog gay italiano”, afirma:

Sono convinto di una cosa: che il nostro prestigioso Parlamento, prima di varare una qualsiasi legge contro l’omofobia, stia aspettando che ci scappi il morto.

Rainbow Country Europe Index 2010

El blog Queerblog reporta los resultados del Rainbow Country Europe Index 2010 [en], un estudio publicado en mayo por la ILGA (siglas en inglés de Asociación Internacional de Lesbianas, Gays, Bisexuales, Trans e Intersexuales) que explica que Italia está entre los países con los peores registros de derechos legales para los homosexuales en Europa.

De acuerdo con el índice Rainbow, Suecia es el país que mejor acepta a los gays en Europa, con 10 puntos. Rusia y Ukrania son los peores con -2 puntos, por su parte, Italia está casi al fondo con 1 punto. El documento completo puede descargarse aquí (PDF) [en].

Un movimiento fragmentado

No obstante, no todos responsabilizan al poder judicial y al legislativo por el fracaso de la no aprobación de leyes de protección.

Francesca Tognetti, quien escribe en Gay.Tv, está convencida de que el movimiento ha cometido un error al anteponer la batalla legal por los derechos al matrimonio a conseguir una decisión sobre la ley anti-homofobia:

Di chi è la colpa? Del Parlamento, certo. Dell'agenda politica, ovvio. Ma in fondo è anche colpa nostra. Perché abbiamo scordato non il problema, bensì la lotta per la soluzione. Abbiamo inseguito una nuova battaglia, quella dei matrimoni gay, tralasciando di continuare a combattere quelle rimaste in sospeso, smettendo di parlare, per esempio, di una legge anti-omofobia.

Ora sta arrivando l'estate: i locali tirano fuori i tavolini, si fanno gli aperitivi all'aperto, la notte si cammina per le vie affollate, si cazzeggia davanti alle discoteche. Arriva l'estate con tutti i suoi flagelli: caldo, tormentoni dance, zanzare. E omofobia.Non è del tutto casuale infatti il fatto che l'anno scorso si sia assistito a un picco di aggressioni a carattere discriminatorio; a tale impennata ha senz'altro contribuito una buona dose di imbecillità e spirito d'emulazione, ma questo non basta a spiegare il boom del fenomeno. E’ probabile che, ad aggravare il bilancio, sia stata anche la variabile «stagionale». D'estate si vive fuori, i locali aprono, le discoteche scoperchiano i tetti, i gay, come tutti, camminano mano nella mano, si incontrano, si baciano. Sono visibili, sono un bersaglio.

Ahora se acerca el verano: los bares sacan las mesas, los tragos se sirven fuera, en la noche la gente camina por calles llenas, o pasa el tiempo en discotecas. Llega el verano con todas sus plagas: clima caluroso, bailes tormentoni [grandes éxitos], mosquitos. Y homofobia. No es casualidad que el año pasado hubiese un incremento en los ataques de tipo discriminatorio; ciertamente, la estupidez y el espíritu de emulación han contribuido a este incremento, pero esto no es suficiente para explicar el boom. Es probable que este balance también haya sido empeorado por una variable ‘estacional’. Durante el verano, la gente vive fuera, todos los locales están abiertos, las discos abren sus techos, los gays, como todo el mundo, caminan de la mano, se encuentran, se besan. Están visibles, son un blanco.

Dentro de la comunidad LGBT italiano, algunos también atribuyen la falta de victorias políticas a la fragmentación del movimiento.

Little Prince(ss), quien escribe en el blog colectivo Noirpink, el cual reúne varias entrevistas con activistas y estudiosos sobre el tema del matrimonio gay, nos dice en una conversación:

Per fare il punto sulla situazione del movimento… beh, è messo malissimo: una grande associazione con migliaia di iscritti (Arcigay) e pochissimi volontari (il paradosso si spiega con il fatto che in Italia per entrare in un sex bar gay devi avere la tessera dell'associazione politica Arcigay… fatto sconosciuto al pubblico non gay, ma che crea da decenni incredibili polemiche e guerre fratricide) e tantissime associazioni locali, spesso minuscole, che passano il tempo a insultarsi a vicenda.
Credo che questo spiega almeno in parte il fallimento delle politiche intraprese da quasi tutte le associazioni e i successi clamorosi di Rete Lenford e Certi Diritti [promotrice del ricorso alla Corte Costituzionale], che con pochissime forze hanno ottenuto molto… semplicemente evitando di perdere tempo nel polemizzare con gli altri!”

Tiempo de unidad

Roma Pride 2010: Every kiss a revolution

Actualmente, los esfuerzos se dirigen a protestar por la nueva ola de homofobia y a reafirmar los derechos de la comunidad LGBT.

La ciudad de Roma celebró el Roma Pride 2010 el 3 de julio, y, al mismo tiempo, un evento de orgullo gay nacional se llevó a cabo en Nápoles.

La página oficial en Facebook de Roma Pride muestra algunos comentarios relacionados con el llamado público para una nueva legislación que hiciese la víctima de agresión homofóbica en Roma.

Fabio Rossi, en su comentario, explica que cree en el llamado:

io spero che si riesca a risolvere qualcosa. sicuramente non sara’ una legge a fare cambiare testa alle persone ma sicuramente funzionera’ da deterrente. finche’ non sara’ pensiero comune che le minoranze (qualsiasi esse siano) si possono non condividere ma vanno rispettate sempre e comunque andra’ sempre male. bisogna stare attenti perche’ la storia si ripete

Laura Venturini no comparte esta perspectiva:

vedi Fabio, sarebbe bello, se domattina Berlusconi si alzasse e dicesse: «oggi facciamo un decreto legge contro l'omofobia» ma è come dire che credi a Babbo Natale, superati i 10 anni, sei fuori tempo massimo. Le leggi servono a poco o niente, siamo in Italia. Se ci fosse sarebbe meglio, la violenza personale e le percosse sono reato comunque e non mi sembra che a Roma stiano facendo a gara per risolvere gli atti di omofobia degli ultimi 2 anni. Serve una capillare «alfabetizzazione», bisogna educare i giovani (e i meno giovani) al rispetto dell'altro da sé.

En Italia, el camino hacia el reconocimiento legal para la comunidad LGBT es todavía largo y tomará años. Mientras tanto, falta mucho por hacer para lograr la aceptación y el cambio social en el país.

El manifiesto de Roma Pride 2010, titulado «Cada beso es una revolución» (Ogni bacio una rivoluzione) lo explica mejor:

Alla crisi della politica e delle sue formule, dei suoi luoghi e dei suoi contenuti rispondiamo che ci prenderemo quel che è nostro e che ci spetta come cittadine e cittadini di questo Paese e dell'Unione Europea, che lotteremo e incalzeremo le istituzioni senza curarci del loro colore e delle loro logiche di governo, nella convinzione che chiunque sia il governante di turno i diritti di parità e di libertà non sono materia negoziabile e si affermeranno nella loro pienezza solo attraverso il riconoscimento delle persone LGBTIQ e delle loro specificità